McIntosh MP1100 Manuale del proprietario

Tipo
Manuale del proprietario
SELECTOR
74 SUONO marzo 2017
S
ebbene questa sia la prin-
cipale motivazione che
ha indotto l’azienda ad
“aprire” un nuovo segmento di
prodotto (quasi inevitabilmente
visto che altrimenti chi acquista
un prodotto di questa linea/for-
mato non può collegarvi un gira-
dischi) non si può ignorare che
tale scelta corrisponda a una più
generica necessità di presidiare
il segmento analogico, in grande
spolvero come sottolineano gran
parte degli articoli di questo nu-
mero di SUONO. A conferma di
ciò la successiva decisione di
commercializzare, all’inizio di
quest’anno, un ulteriore stadio
phono a pieno formato, anche
se la maggior parte delle ampli-
cazioni McIntosh ne sono già
provviste! Si tratta dell’MP 1100
oggetto di questo test...
Risulta doveroso anticipare che
l’MP1100 introduce la possibi-
lità di regolare il carico del fo-
norivelatore e la scelta di cinque
curve di equalizzazione. Oltre ad
altre proposte, queste sembra-
no aggiungere molto a un’oerta
che di fatto era ferma da tantis-
simo tempo, e in questo l’MP
100 aveva aggiunto decisamen-
te poco. Come la maggior parte
delle aziende di lungo corso nel
settore, McIntosh ne ha seguito
tutte le fasi, inclusa quella del
declino (precedente) dell’ana-
logico e come la maggior parte
delle aziende ha reagito strate-
gicamente offrendo l’opzione
phono unicamente come un
add-on (obbligato o facoltativo)
all’interno dell’amplicazione;
tutto ciò pur avendo in passato,
come tutti, presidiato in pieno
(vedi il box) il settore del vinile,
perlomeno dal punto di vista di
un costruttore di elettroniche.
Quel che sta accadendo alla luce
del rinascimento analogico (e
che in qualche modo è testimo-
niato da alcuni degli apparecchi
in prova in questo numero di
a cura della redazione
McIntosh MP1100
UNITÀ PHONO
Prezzo:€ 14.500,00
Dimensioni: 44.5 x 15.2 x 45.7 cm (lxaxp)
Peso: 18,2 Kg
Distributore: MPI ELECTRONIC SRL
Via De Amicis, 10/12 - 20010 Cornaredo (MI)
Tel.02.936.11.01 - Fax 02.93.56.23.36
www.mpielectronic.com
UNITÀ PHONO MCINTOSH MP1100
Tipo: MM/MC Tecnologia: ibrido bilanciato con 4x 12AX7A
Sensibilità (mV): 10 MMm / 1,25 MC Impedenza MC (Ohm):
25, 50, 100, 200, 400, 1k o 47k S/N (dB): 80 (MC), 84 (MM), 118
(linea) Note: 3 ingressi RCA di cui 1 anche XLR. Convertitore A/D
a bordo con uscite ottica, coassiale e USB a 24/192. Regolazione
di resistenza (7 set) e capacitanza (8 set)
Nel lessico che caratteriz-
za le sigle degli apparecchi
McIntosh si sono aggiunte
più o meno recentemente
le sigle “D”, che caratte-
rizzano gli amplificatori
con DAC a bordo, e “MP”,
sinonimo dei pre-phono
separati, un’assoluta new
entry nel catalogo della
casa americana (a partire
dallo scorso anno con l’MP
100, apparecchio nato per
completare la bellissima
linea in mezzo formato)
votata fondamentalmente
alla compatibilità con il
digitale.
SUONO marzo 2017 75
TEST
SUONO) è che quel know how
analogico, già acquisito e ora
recuperato o totalmente nuovo,
torna ad animare le aziende e il
mercato. Il che, oltre a raorzare
quella piccola costola del merca-
to che è l’analogico, è tutt’altro
che paradossale o anti-storico:
è certamente più facile realiz-
zare oggi un buon prodotto ad
alto contenuto meccanico, vista
l’ampia disponibilità di macchi-
ne a controllo numerico, che in
passato!
Ma torniamo all’MP 1100 og-
getto di questo test e proviamo
a posizionare “l’esordiente”
all’interno del segmento di ap-
partenenza (lo so che state fa-
cendo un balzo sulla poltrona
ma continuate a leggerci!); come
si fa a denire “esordiente” un
apparecchio da 14.000 euro
e oltre? Perché pur con quel
prezzo (anche se lo street price
è sensibilmente minore) l’MP
1100 non rientra nell’Olimpo
dei prodotti di questo genere;
più di 25 modelli, pari a circa
il 10% dei prodotti presenti nel
mercato Italiano, hanno infat-
ti prezzi anche ben superiori
(no a cinque volte) di questo
apparecchio! Ciò non di meno
l’apparecchio fa tesoro dell’espe-
rienza della casa in questo speci-
co segmento a cominciare dalla
scelta di utilizzare un circuito a
valvole per l’ingresso MM e uno
a stato solido per quello MC,
soluzione adottata n dal primo
stadio phono, quello sviluppato
nel lontano 1984, e sostenuta
anche nei modelli top assoluti
dell’amplificazione McIntosh:
persino nei sistemi a doppio
telaio, la versione a tubi del pre
utilizza uno stadio phono MC a
stato solido! D’altronde l’ado-
zione di un trasformatore per
innalzare la tensione in ingres-
so fu considerata da McIntosh
impraticabile per gli eetti del
nucleo magnetico e la sensibi-
lità del trasformatore ai vari
ronzii... L’apparecchio, total-
mente bilanciato, dispone di tre
ingressi phono (uno selezionabi-
le RCA o XLR) ognuno sia MM
che MC con carico selezionabili
e commutabili (sei preset per
la resistenza e 8 per la capaci-
tanza) anche da telecomando e
sono disponibili ben cinque cur-
ve RIAA nel dominio analogico
(RIAA, LP, NAB, AES e 78 giri );
inoltre, e si tratta della funzio-
ne che più genererà dibattito, è
presente un convertitore A/D e
un collegamento USB che, uniti
alla inusuale, per un pre-phono,
presenza di due ingressi linea (uno
RCA e uno XLR), consentono la
possibilità di digitalizzare e rip-
pare su computer non solo il se-
gnale proveniente dalla testina
(caratteristica ormai usuale sui
giradischi di ultima generazio-
ne) ma anche quello più generi-
camente di una fonte analogica
(nastro, cassetta, radio). In altre
parole anche nel ristretto agone
dell’analogico più puro, come ac-
caduto nel caso dei pre-dac-ampli
cua di cui abbiamo più volte di-
scusso, la commistione di genere
ci costringe a ridenire le catego-
rie degli apparecchi: l’MP1100 è
di fatto, fra i produttori Hi-end
più tradizionali, il primo di una
nuova generazione di apparecchi
sovra-categoria. L’esigenza a cui
si intende rispondere è ben co-
nosciuta tra coloro che navigano
i tumultuosi oceani dell’Hi-Fi da
tempo: è quella della copia lavoro
realizzata per preservare l’origina-
le che, nel caso del vinile, è ad alto
Ampia dotazione di ingressi e
uscite, inconsueta per un pre
fono! È presente un ingresso
bilanciato per testine MC che
offre una possibilità rara di
collegamento. I connettori sono
di ottima qualità e colpisce la
dotazione di 4 terminali di massa
di grandi dimensioni e molto
simili a connettori di potenza
che, però, non sempre sono così
efficienti, considerato che le
forcelle tipiche delle connessioni
di massa dei giradischi sono di
piccole dimensioni.
MASSIMA VERSATILITÀ
La sezione di gestione e controllo
dell’apparecchio ore una possibilità
spesso sottovalutata che in questo
caso però si rivela fra le più ecienti e
ben pensate del settore e praticamente
inedita nell’ambito del vinile:
l’amplicazione, le equalizzazioni, le
regolazioni del guadagno e dei carichi
oerti ai fonorivelatori sono tutti
implementati nell’ambito analogico,
mentre la gestione è asservita
da un microcontrollore. Anche le
commutazioni dei vari componenti
sono eettuate sia tramite relè di
tipo REED e a stato solido. Il sistema
consente la personalizzazione degli
ingressi ma in modo farraginoso:
bisogna tramite telecomando o tramite
le manopole sul frontale scegliere ogni
singola lettera per comporre la parola.
Un metodo antiquato se si considera
invece la semplicità d’uso e le possibilità
di congurazione personalizzate per
ogni ingresso in fatto di ottimizzazione
del carico, del guadagno e delle curve
di equalizzazione.
Ottimizzazioni
eettuate nell’ambito
analogico e con
soluzioni implementate
a componenti discreti,
servo assistiti ma che per
ogni settaggio orono
un set ottimizzato
e anche variazioni al volo
selezionabili anche da telecomando.
Da notare che i tasti del telecomando
individuano anchessi alcune delle
funzioni più utili raggiungibili in modo
diretto.
l’apparecchio fa tesoro dell’espe
rienza della casa in questo speci
co segmento a cominciare dalla
scelta di utilizzare un circuito a
valvole per l’ingresso MM e uno
a stato solido per quello MC,
soluzione adottata n dal primo
stadio phono, quello sviluppato
nel lontano 1984, e sostenuta
anche nei modelli top assoluti
analogico e con
soluzioni implementate
a componenti discreti,
ogni settaggio orono
un set ottimizzato
SELECTOR
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UNICO NEL SUO GENERE
IL’MP1100 sembra appartenere alla
nuova era di McIntosh anche in me-
rito alle scelte sullo chassis e nei ma-
teriali utilizzati. Colpisce in particola
modo la soluzione a telaio portante,
tipica di apparecchi di ben altra stazza
e dimensioni anche se tale soluzio-
ne ha soprattutto aspetti positivi e
molto pratici nell’assemblaggio e
manutenzione.
La scocca inferiore impiega lamiera
in acciaio INOX lucidato in linea con
la tradizione, mentre per la parte
superiore è stata abbandonata la la-
miera ferrosa in luogo di un pannello
in alluminio anodizzato e ripiegato.
Stessa soluzione per il coperchio che
ingloba il cristallo con lo schema a
blocchi dell’apparecchio e la fine-
stra che mostra le valvole installate
in posizione obliqua su un castel-
letto realizzato sempre in acciaio
INOX. La parte inferiore è occupata
dalla sezione di alimentazione con
il trasformatore R-Core fissato diret-
tamente allo chassis e il grande PCB
con parte si sistemi di gestione e la
sezione dedicata alla conversione in
digitale del segnale analogico. Nella
parte superiore sono implementati i
circuiti di amplificazione e di ricezione
dei segnali di basso e di alto livello
configurati in dual mono e separati
addirittura da una lamiera metallica
posta al centro dei due PCB.
La gestione delle funzioni
e delle personalizzazioni
è totalmente affidata
ad un microprocessore
programmabile che, oltre
a supportare una serie di
preset, consente anche la
personalizzazione delle
configurazioni.
La sezione digitale impiega un
front end Asahi Kasei per la
digitalizzazione del segnale che è
affidata ad un AK5397 utilizzato fino
a 192 kHz anche se supporta fino
a 768 kHz/32bit. Il segnale digitale
viene trasmesso in psdif tramite un
AK4103 e in USB con il chip Bravo
SA9227 entrami con formati a 192
khz/24bit.
TEST MCINTOSH MP1100
SUONO marzo 2017 77
1 Capacità di analisi del dettaglio ...................3
2 Messa a fuoco e corposità ............................2
3 Ricostruzione scenica altezza .......................2
4 Ricostruzione scenica larghezza ...................3
5 Ricostruzione scenica profondità .................3
6 Escursioni micro-dinamiche ........................2
7 Escursioni macro-dinamiche .......................2
8 Risposta ai transienti ...................................2
9 Velocità .......................................................2
10 Frequenze medie e voci ...............................3
11 Frequenze alte .............................................3
12 Frequenze medio-basse...............................2
13 Frequenze basse ..........................................2
14 Timbrica ......................................................2
15 Coerenza .....................................................2
16 Contenuto di armoniche ..............................3
Il giudizio viene espresso su una scala di 6 valori da
-3 a +3. La linea tratteggiata corrisponde allo zero ed
esprime la congruità della prestazione con prodotti
analoghi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.
SUONOGRAMMA
COSTRUZIONE
■ ■ ■ ■ ■
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■ ■ ■ ■
Soluzioni sono ottimamente realizzate e imple-
mentate a bordo di uno chassis “McIntosh” da
ogni punti di vista.
VERSATILITÀ
■ ■ ■ ■ ■
|
■ ■ ■ ■ ■
Fra i più semplici da usare e configurare almeno
nelle funzioni base e direttamente connesse
alle prestazioni sonore. Settaggi possibili anche
in remote da telecomando.
ASCOLTO
■ ■ ■ ■ ■
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■ ■ ■ ■
Particolarmente “trasparente con prestaizioni
neutre e rigorose, tende a mettere in evidenza
il carattere dei parner interfacciati.
FATT. CONCRETEZZA
■ ■ ■ ■ ■
|
■ ■ ■ ■ ■
Si può consierare la chiave di volta di un im-
pianto analogico che però si compenetra anche
nell’universo digitale; unico nel suo genere: non
sono presenti oggi altrettanti esempi di icone
della portata di McIntosh!
QUALITÀ/PREZZO
■ ■ ■ ■ ■
|
■ ■ ■ ■
Di fronte a produttori che perseguono strade
estremamente caratterizzate per quanto riguar-
da l’amplificazione dei segnali deboli, è ancora
difficile trovare un’alterantiva che unisca il vec-
chio e il nuovo con lo stesso stile.
I voti sono espressi in relazione alla classe di appar-
tenenza dell’apparecchio. Il fattore di concretezza
rappresenta il valore nel tempo e l’affidabilità del
prodotto, del marchio e del distributore.
IL VOTO DELLA REDAZIONE
tasso di degrado.
Al netto dell’eetto che rende ico-
nico un prodotto McIntosh ancor-
ché destinato, per iperbole, per-
sino a grattugiare il parmigiano,
l’MP1100 si rivela un apparecchio
rassicurante sia per la sua com-
pletezza che per la sua versatilità,
che è tale da indurci nell’unica
vera seria critica, fonte di un en-
tusiasmo che porta a richiedere
sempre il “di più”: data la natura
dellapparecchio sarebbe infatti
stata utile un’uscita variabile che
lo avrebbe trasformato “anche”
in un preamplicatore, seppur
con pochi ingressi; ne avrebbe
completato la versatilità ed esal-
tato gli aspetti di commistione
che caratterizzano l’apparecchio
e non è suciente in tal senso
l’eventuale ipotetica obiezione
sull’aggravio di costi visto che,
comunque, stiamo parlando di
un apparecchio al di sopra dei
10.000 euro! Se si modulano le
aspettative un gradino al di sot-
to di ciò che si considera ideale,
l’apparecchio per quel che ore
si prola come una pietra milia-
re per chi ambisce a un prodotto
denitivo, naturalmente se ce lo
si può permettere. Da punto di
vista sonoro l’MP1100 è ad oggi il
miglior phono tra quelli oerti -
nora dalla casa americana a bor-
do dei suoi amplicatori; da non
sottovalutare poi il plus valore
dell’ottimizzazione del carico e
delle curve di equalizzazione, be-
net che non hanno nemmeno i
pre al vertice del catalogo; soni-
camente ore una rappresenta-
zione sonora estremamente mu-
sicale dove contenuto armonico
e dettaglio svettano a favore di
una tavolozza sonora completa-
mente soddisfacente lungo l’arco
delle frequenze riprodotte. Il rit-
mo e il procedere di pianissimo e
pieni orchestrali avvengono con
una scansione ricca e credibile
che si combina con una scena
sonora le cui dimensioni non
sono esasperate ma certamen-
te in grado, in maniera ampia,
di soddisfare la sensazione di
veridicità dell’insieme. Anche
l’operazione di digitalizzazione
dei contenuti analogici è di am-
pia soddisfazione. Innanzitutto è
stato rimosso il limite, più psico-
logico che pratico, della frequenza
di campionamento: ora ognuna
delle uscite (coassiale, ottica e
USB) lasciano passare segnali
sempre a 24 bit ma selezionabili
a 96 o 192 kHz. Inoltre due ltri
analogici possono essere di aiuto
durante le operazioni di ripping
(che naturalmente richiedono un
software apposito non fornito né
tantomeno suggerito da McIn-
tosh): il Rumble rimuove alcuni
rumori che possono essere stati
raccolti in fase di registrazione del
disco mentre lo Scratch intervie-
ne sui piccoli danni che possono
essere stati causati durante la let-
tura del disco da parte del fono-
rivelatore. Il ltro mono, inne,
insieme all’apposita regolazione
della RIAA, rende più veritiere le
registrazione eettuate in questo
formato. La qualità sonora del
convertitore A/D ci è sembrata in
linea con le migliori realizzazioni
di questo tipo che abbiamo potu-
to testare. Forse nulla di trascen-
dentale da quest’ultimo punto di
vista ma un ulteriore tassello, in-
sieme a un coacervo di funzioni e
prestazioni, che unite all’indub-
bio fascino che ogni McIntosh è
in grado di sprigionare rendono
comunque l’apparecchio un og-
getto dei desideri, oltre che utile
strumento di qualità. In fondo i
sogni sono fatti così, no?
L’ANALOGICO
CHE NON VIDE MAI
COMPLETA LUCE
Correva l’anno 1978 e la rivista per
cui lavoravo allora (“SuperStereo”)
rientrava nelle grazie della McIntosh
che ci invitò - non me che ero un
novizio ma i miei superiori - a visitare la
sede in USA dell’azienda. Poco tempo
dopo ricambiammo l’invito ospitando
Gordon Gow (uno dei due proprietari
di allora insieme a Frank McIntosh) e
sua moglie in redazione (quella volta
c’ero, essendo nel frattempo salito
di grado!). Gow si apprestava alla
sua prima visita in Giappone, dove il
marchio non aveva ancora notorietà
pari al resto del mondo: andava lì
in veste ambasciatore di McIntosh
ma anche perché, ci disse, tramite
un amico intendeva “sondare un
costruttore di testine (che allora
si costruivano praticamente
solo lì...) per realizzarne una con
il marchio dell’azienda.
Da quella visita, oggi è storia, Gow
tornò con un accordo con la Mark
Corporation per la realizzazione di
una testina moving coil: la fase di
sviluppo si protrasse no al 1984 e
generò due dierenti modelli (MCC
800 e 1000), caratterizzati dall’avere
le bobine avvolte direttamente sul
cantilever. Lo stilo, dunque, non era
sostituibile dall’utente e la testina
doveva eventualmente tornare
in fabbrica per l’operazione e per
ottenere il corretto allineamento dello
stilo. Quasi contemporaneamente in
McIntosh si posero anche il problema
di come i possibili acquirenti di una
di queste testine avrebbero potuto
utilizzarla senza dover sostituire il
preamplicatore: nacque così il pre-
phono moving coil MCP-1. Nello
stesso periodo Bob Graham, allora
un ingegnere appena laureatosi
al MIT, propose a Gordon Gow un
braccio di sua invenzione: si trattava
di un originale unipivot smorzato
con silicone e cuscinetto del sistema
realizzato di carburo di tungsteno.
Iniziò una collaborazione e lo sviluppo
del progetto con la realizzazione di
alcuni campioni del braccio.
Nel frattempo il CD cominciava
prepotentemente a sbancare il
mercato, tanto da far considerare
recessivo tutto l’analogico e
convincere Gow ad abbandonare
il progetto che Graham avrebbe
poi portato avanti creando una sua
azienda (Graham Engineering). La
concomitante uscita del mercato
della Mark Corporation mise la parola
ne, poco dopo l’inizio (i prodotti
nemmeno arrivarono in Italia), alle
avventure del front end analogico
targato McIntosh!
L’
A
L’AL’
N
AL
O
GIC
O
costruttore di testine (che allora
si costruivano praticamente
solo lì...) per realizzarne una con
il marchio dell’azienda.
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